ALLARME MENINGITE TOSCANA 2


Psicosi da MeningiteALLARME MENINGITE

Un punto di vista alternativo tra serio e faceto

Ormai per noi toscani, e in particolare per chi vive nella zona di Firenze e provincia, è diventato il leitmotiv della nostra quotidianità e in pratica sulle nostre tavole troviamo pane (rigorosamente non salato) e meningite.
Da psicologa, mi ha subito incuriosito e ho osservato come le persone reagivano a questa minaccia, come ne parlavano, come condividevano dubbi e paure e quali strategie mettevano in atto per placare una comprensibile ansia.
A questa osservazione esterna, se ne è aggiunta una per così dire, più diretta ed incarnata nell’esperienza dal momento che sono una di quei soggetti che si è dovuta sottoporre a profilassi, per aver condiviso alcune ore di convivialità nello stesso locale con una persona che ha contratto l’infezione.
Dunque, che cosa è che da un punto di vista psicologico ci spaventa così tanto?
La risposta più spontanea è: ovvio la preoccupazione per la propria salute! Ma siamo sicuri che sia davvero questo? Non credo. E’ ormai risaputo che fumare ad esempio, aumenta notevolmente la probabilità di contrarre malattie cardiovascolari, tumori ecc, ma l’impatto emotivo su di noi è sicuramente minore, non crea una sensazione di allarme.
Credo invece che in questa paura diffusa, che talvolta sfocia quasi in psicosi, entri in gioco l’ansia di non avere il controllo della situazione. L’uomo vive e fa esperienza nel mondo facendo delle anticipazioni su quello che potrà accadere e regola il suo comportamento, così come le proprie emozioni, sulla base di ipotesi di cui testa l’efficacia e l’utilità; il caso meningite ha posto la maggior parte di noi davanti a qualcosa di terribile e sconosciuto oltre che sostanzialmente non anticipabile. Da qui scaturisce una sensazione di ansia e di minaccia di fronte alla quale cerchiamo di trovare delle soluzioni che ci diano almeno l’illusione di poter far qualcosa, di avere in qualche modo il controllo della situazione. Nascono così in noi ferme convinzioni che di razionale o efficace hanno ben poco. Vi propongo alcuni esempi:

  • precipitarsi dal proprio medico o addirittura al pronto soccorso e pretendere il vaccino come intervento salvavita. Gli esperti ci dicono che è importante vaccinarsi, ma ricordiamoci che si tratta di un intervento di prevenzione e non a carattere di urgenza. Inoltre è opportuno che anche la vaccinazione sia eseguita in seguito ad una consulenza medica che valuti possibili rischi o controindicazioni. Quindi caro signore che insulti la povera segretaria di studio medico e pretenderesti di saltare la fila perché devi fare il vaccino, sappi che stai ostacolando il lavoro dei sanitari e con le tue continue richieste contribuisci ad allungare i tempi di attesa.
  • considerare pericolosi ed evitare i luoghi frequentati in precedenza da persone che hanno contratto la malattia. Evitare di frequentare determinati locali non vi pone al riparo da un possibile contagio perché l’agente patogeno non vive nell’ambiente, bensì nella persona; quindi a meno che non abbiate una vista da supereroe che vi permetta di identificare il moderno untore caratterizzato da un’aura fluorescente tipo pubblicità progresso dei primi anni 90, è assolutamente inutile, oltre che limitante, evitare questi luoghi di divertimento e aggregazione. Il contagio avviene per via aerea sì, ma attraverso lo scambio di microscopiche particelle di liquidi corporei che provengono dalla gola e dal naso, quindi il rischio è presente quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla (…sputando ndr) ad una distanza ravvicinata da noi. Non è necessario dunque bonificare, mettere in quarantena o circoscrivere la zona con il bellissimo nastro crime scene che vediamo nei telefilm americani, perché una volta andata via la persona malata, il luogo è assolutamente sicuro.
  • assumere la profilassi in assenza di indicazione medica. Ormai il caso meningite è talmente alla portata di tutti, che probabilmente anche la casalinga di Martignana sa quali farmaci vengono utilizzati per la profilassi e, essendo antibiotici piuttosto comuni, magari ne ha anche una scatola in casa. Cara Signora Maria, non ceda alla paura irrazionale! Non assuma terapie in autonomia e in assenza di prescrizione medica. La profilassi farmacologica è indicata unicamente nelle persone che abbiano avuto contatti stretti o convissuto per più ore in ambienti chiusi con la persona ammalata e assumere antibiotici senza una reale necessità, può addirittura ridurne l’efficacia in caso di effettivo bisogno.
  • isolare le persone che hanno dovuto fare la profilassi. Non siamo degli appestati, in fondo abbiamo solo avuto la sfortuna di essere stati qualche ora nello stesso ambiente con una persona, più sfortunata di noi, che si è beccata la malattia. Non siamo contagiosi, possiamo andare a lavoro, a scuola, fare tutto quello che fanno gli altri e forse (e lo dico su base logica, ma chiedo l’aiuto del pubblico medico) se siamo vaccinati e abbiamo fatto anche la profilassi, siamo individui più “sicuri” di voi… Se proprio non vi fidate, sappiate che il contagio avviene solo nella fase acuta della malattia e che 10 giorni sono il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria.

Quali sono dunque le cose sensate da fare?
Direi che sovraordinando, il tutto si possa riassumere con l’informarsi correttamente e attraverso canali ufficiali. Il servizio di Igiene Pubblica di Empoli è disponibile a fornire informazioni al numero 3355216717 dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.30, email malinfempoli@usl11.toscana.it.
Poi, mentre ero in attesa per la profilassi, ho notato un cartellone dove si chiedeva la disponibilità ad effettuare un tampone orale, proprio a fini di ricerca per la tanto temuta meningite toscana. Forse questo può essere un piccolo aiuto che ognuno di noi può dare ai professionisti che stanno lavorando per la collettività e un contributo concreto al governo di questa temuta situazione.

Infine vorrei spendere solo due parole per i colleghi medici: sono consapevole del fatto che il caso meningite implichi in voi non solo la minaccia che noi tutti proviamo, ma anche una minaccia più strettamente correlata al vostro ruolo professionale ma, ragazzi, curate la comunicazione con i vostri pazienti! Tenete bene a mente che voi siete la fonte autorevole in cui i vostri assistiti cercano rassicurazione e sicurezza, non potete lasciarvi sedurre dalla paura irrazionale. Sono fermamente convinta che sia lecito, anche per un sanitario, non sapere qualcosa: un ottimo medico, dal mio punto di vista, non è colui che sa tutto; ma chi conosce bene i propri limiti professionali e si muove di conseguenza all’interno di essi in scienza e coscienza. Quindi se non avete la certezza di qualcosa, non lanciatevi nel vendere come realtà scientifiche, le vostre ipotesi ma prendete tempo e chiedete a chi è più esperto in materia; perché vi assicuro che per un paziente è molto meno ansiogeno sentirsi dire in tranquillità che un professionista ha necessità di approfondire una questione, piuttosto che ricevere una risposta veloce ma poco convincente o confusiva.

In conclusione vorrei poi proporvi una riflessione: è ormai scientificamente provato che l’efficacia ad esempio di alcuni analgesici non dipende solo dalla loro azione farmacodinamica, ma un ruolo importante è rivestito anche dai loro effetti psicologici; questo varrà anche per vaccini e profilassi varie? Mah…


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2 commenti su “ALLARME MENINGITE TOSCANA

  • Gabriele Mazzoni

    Complimenti Maddalena, da “presunto e non presuntuoso esperto” di meningite, e da “osservatore” della vita in tutte le sue forme, non posso che condividere e complimentarmi per questo bellissimo articolo le cui riflessioni condivido pienamente. Anzi, grazie per l’aiuto alla “causa” da un punto di vista, quello psicologico (e sociologico), sempre troppo trascurato ed invece così importante in prevenzione.